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NON È DIFFICILE MONTARE UNA TENDA (Adele e Spank sola andata)

Aggiornamento: 17 feb 2022


Non è difficile montare una tenda.

È difficile stare qui, su questa terra in affitto, in mezzo a questa gente, sola. È difficile decidere cosa fare dopo che l'hai montata, la tenda. Trovarsi seduta su una cassetta di legno, stappare una Heineken, Spank che mi porta la pallina e aspetta un lancio. Rassegnarsi alla gente che passa col suo passeggino, un pallone, il giornale sotto il braccio.

Ti accorgi che c'è la vita, intorno.

Nelle vacanze degli altri, nell'odore di brace che arriva dai camper vicino alla rete di recinzione. E invece tu sei ferma, è inchiodata qui la tua vita, rinchiusa in uno spazio provvisorio, in questa pausa delimitata da una ventina di picchetti conficcati nella plastica.

Cosa farò domani?

Anzi ora, adesso. Che faccio?

Che facciamo, Spank?


Saranno quaranta minuti che siamo su questa plastica, immobili, io e Spank. Io a fissare i ricordi, lui la sua pallina, sbavata ai miei piedi nell'illusione di un volo.

Mi guarda.

Lo guardo.

Mi alzo.

Intasco il Golden Virginia, le chiavi della Twingo. Aggancio il guinzaglio nero e butto una All Star davanti all'altra in una direzione a caso.

Anche quando hai le gambe molli e l'anima esausta. Anche quando vorresti chiudertici dentro, alla tenda che hai appena montato, tirare su la cerniera e rimanere lì, in attesa. Seduta a gambe incrociate con in mezzo la testa del tuo cane e nient'altro. A morire di caldo fra ragni e plastica, le cosce che si appiccicano al materassino. E restarci per anni, millenni dentro quella pancia, mentre fuori cigolano le biciclette, l'acciottolio dei piatti nel pomeriggio. Ad aspettare che passi, che finisca o che torni ma che succeda qualcosa perché altrimenti muori.

Anche quando ti senti così, non lo so cosa ti dice con quegli occhi, come fa, ma un cane riesce a darti una buona ragione per alzarti e camminare.


Torniamo che è sera. Butto le scarpe impolverate sul telo verde, infilo le infradito con Spank che mi trotta intorno, è tempo di crocchette. Abbiamo camminato per ore senza sosta e senza meta fianco a fianco come uccelli migratori, ognuno coi suoi pensieri inutili.

Mentre lui inzuppa il muso nella ciotola io mi apro una scatoletta di fagioli e una bottiglia di Tocai. Guardo i camper laggiù in fondo, vicino ai bidoni, raggruppati e compatti come un esercito. Stendono i loro tavoli formato famiglia nella strada e preparano il barbecue, l'odore acro della carne si mischia a quello di mare e pece portato dal vento. In risposta ai lampioni che frizzano loro accendono tutte quelle finestrelle rettangolari con le zanzariere e i costumi attaccati agli stendini ripiegabili.

Sembrano tante piccole lucciole in quella terra di mezzo fra la spazzatura e i cessi, passeggeri in prima classe di un aereo che non vola più.

Poi guardo la mia tenda, questo tetto di plastica che scrocchia al vento. Se ne sta lì innalzata in mezzo al nulla come la bandiera rossa sull'apice della Pania, sotto la croce.

Anche lei a dimostrarmi che è fatta.

Sono arrivata in cima.


Da " Adele e Spank sola andata" . In tutte le librerie digitali e fisiche.

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