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UNA GALASSIA DI PUFFO (Adele e Spank sola andata)


Adesso procedevano verso casa sull’asfalto che ribolliva.

Erano le sei meno un quarto e faceva ancora un caldo bestiale.

Tommy piagnucolò che voleva un gelato, e Danilo rispose che non aveva voglia di arrivare fino alla gelateria, ma poi si sentì in colpa e disse che andava bene.

Erano quasi arrivati quando vide Tommy agitarsi in modo strano. Si tolse il berretto, poi se lo rimise in testa al contrario, infine se lo levò di nuovo. Si passò una mano fra i capelli a spazzola e poi se la portò lungo il fianco e prese a picchiarsi una coscia.


«Oh, che fai?», gli chiese smettendo di camminare.


Tommy guardava dritto davanti a sé e non gli rispondeva.

Allora anche lui puntò gli occhi nella stessa direzione, e capì.


Maria.


Tutta scosciata, vestita con top e pantaloncini bianchi che le risaltavano l’abbronzatura e il nero dei capelli, avanzava insieme a un gruppo di ragazzette della sua età dalla direzione opposta alla loro, e stavano per incrociarsi.


Danilo esaminò il faccione oblungo di Tommy, che nel frattempo aveva preso a gocciolare come una grondaia, e nonostante ciò lo vide illuminarsi tutto.


Allora provò quella sensazione che cercava sempre di allontanare, perché gli stava sul cazzo e non serviva a nulla, eccetto che a stringergli lo stomaco e provocargli un immane senso di frustrazione che era capace di rimanergli nella pancia per ore e ore, o giorni, com’era già capitato.


Non voleva ammetterlo, ma era pena.


Pena per quello sconquassato di suo fratello.


Pena per quell’energumeno di cento chili, che camminava con una mano sul culo perché aveva paura delle mosche, che durante un temporale era capace di piombargli in camera nel mezzo della notte e chiedergli se poteva raccontargli qualche storia sull’invasione degli alieni, e che ogni tanto si pisciava a letto e allora cambiava lato alle lenzuola pensando che così non si vedesse. E che adesso se ne stava lì, col suo filo di bava che gli colava dalla bocca e il berretto stritolato sulla pancia come un mazzolino di fiori, a boccheggiare per una fighetta di vent’anni e a fare da spauracchio per le sue amiche.


Tommy, avrebbe voluto dirgli, ma davvero, davvero non lo capisci?


«È bella, vero?», gli chiese invece.


L’altro si voltò e gli fece un sorriso così grande che Danilo riuscì a scorgere il marcio dei molari.


«Sì Dani, è la più bellissima dell'Universo spaziale.»


Danilo si rumò nelle tasche in cerca dell’accendino e si accese una sigaretta mentre quelle passavano.

Tommy si rigirò il berretto tra le mani, poi fece un passo in avanti, respirò forte e disse:

«Ciao Maria», e nel mentre cominciò a zampettare sulle gambe.

Le ragazzette sghignazzarono, e una si mise a ridere più forte e poi disse qualcosa nell’orecchio di Maria.

Maria con un gesto voluttuoso delle mani si tirò i capelli dietro le spalle e alzò la fronte, biascicò un ciao ciancicando un chewing gum, e passò oltre sculettando.

Una delle sue amiche si voltò, sollevò un braccio e urlicchiò «Ciao Danilo!».


Danilo accennò svogliatamente un movimento del capo.

Tommy si girò per seguire la camminata di Maria. Rimase immobile, col berretto stretto tra le dita mastodontiche e la lingua che gli penzolava da un lato della bocca come a un cane quando ha finito di giocare, finché non la vide imboccare Via della Rimembranza e sparire dietro l’angolo.

Quando Danilo lo strattonò per un braccio quello aveva ancora un sorriso da cretino stampato sulla faccia che non dava segni di volersene andare.


«Dai Tommy, andiamo a sbafarci un bel gelato al pistacchio.»

«Voglio anche il gusto puffo», rispose lui sbattendo le palpebre e tornando serio come risvegliatosi da un sogno.

Danilo si allungò verso l’alto e gli dette una spettinata.

«Va bene, prendiamo anche il puffo. Una galassia di puffo», disse.

Vide gli occhi di suo fratello brillare di felicità.


«Sì! Una galassia spaziale di puffo!» canticchiò Tommy.


Poi si rimise il berretto in testa e applaudì.


Da "Adele e Spank sola andata", in tutte le librerie digitali e fisiche.


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