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LE 11 MANIE CHE HO QUANDO SCRIVO SUL SERIO

Aggiornamento: 2 apr 2022



Avrei potuto intitolare questo post "Le11 manie che ho quando scrivo", non vi pare? Tanto più che non c'è nessuna differenza, per me, tra lo scrivere un racconto, una poesia, o una traduzione di Ovidio.


E allora, cosa mi ha spinta ad aggiungere quel "sul serio", come se invece ci fosse una graduatoria?


Semplice: perché se queste mie undici abitudini mi accompagnassero ogni volta che scrivo, considerando il fatto che io scrivo sempre, di tutto, e dovunque, mi avrebbero di certo già internata. Di conseguenza ho imparato a scrivere in qualsiasi luogo e condizione, tranne in un caso: quando lavoro a un romanzo.


Quando lavoro a un romanzo, si fa sul serio.


1 - IL TABACCO

Fumare è una pessima abitudine, e come tutte le pessime abitudini, vi pare che me la fossi lasciata scappare?

Posso stare senza tabacco anche diversi giorni, ma quando si tratta di mettermi a scrivere sul serio, devo averlo. Che poi la cosa divertente è che i momenti in cui scrivo, talmente sono presa, si rivelano proprio quelli in cui mi dimentico di fumare.


2 - IL BICCHIERE DI VINO

Comincio con le sigarette, proseguo con l'alcool...

Al terzo punto scriverò che mi faccio le canne e poi siamo a posto, no? :)




3 - IL TELEFONO SPENTO

Spento non vuol dire con la vibrazione, né silenzioso senza vibrazione. Spento non vuol dire neanche in modalità aereo.

Spento vuol dire spento cazzo.

Senza tremolii, cornette verdi che lampeggiano, aeroplanini che ogni tanto s'illuminano giusto per ricordarti che non sei tra le nuvole e se vuoi lo puoi pure riaccendere.

E invece io quando scrivo un romanzo è proprio lì che sono: tra le nuvole. A migliaia di km di distanza da qui, lontana da tutto e da tutti.

E scendo solo quando lo dico io.


4 - IL SILENZIO

Se mentre per tutto il resto ho imparato a scrivere anche in mezzo ai rumori, quando mi cimento nella stesura di un romanzo esigo silenzio assoluto. Non parlo dei momenti in cui prendo appunti, abbozzo scene o faccio ricerche, ma di quelli in cui mi siedo davanti al mio Mac e inizio a buttare giù quello che diventerà un capitolo o parte di esso. Zero tv, musica, gatti che fanno a botte in giardino. E ovviamente, vivendo in campagna, ho rischiato più volte di uccidere i tipi che a tutte le ore sfracassano le cosiddette col tagliaerba.


5 - LA SOLITUDINE

Punto più che doveroso.

Infatti si potrebbe pensare "Va bene, l'importante è che ci sia silenzio, poi se anche c'è qualcuno in casa mica rappresenta un problema."

Eh no!!! È proprio qui che vi volevo!

Ora, dovete sapere che nella mia fortunatissima carriera amorosa mi sono accompagnata per lo più a musicisti. Così, quando alla fine mi sono imbattuta nell'ultimo che, invece di suonare, dipingeva, ho pensato "Fantastico! Finalmente uno che sta zitto!"

Per carità, sarà pure che vivo in una casetta di 50mq, ma io con uno che anche se non parla si alza, e prende una sigaretta, si siede, e poi si rialza, e prende l'accendino, e poi si risiede, e poi si rialza, e prende il posacenere, e poi si risiede, e poi va in bagno, e poi ha sete, e poi ha fame, e poi stigrancazzissimi, proprio a scrivere non ce la facevo.

Perché scrivere un romanzo mi richiede uno sforzo di concentrazione così grande che qualsiasi, qualsiasi cosa mi distrae. E dopo è un casino ritrovarla, quella concentrazione lì, capite?

Tre secondi per perderla e un'ora per riconquistarla.

È stato a quel punto che ho costruito una casetta di legno in giardino e l'ho chiamata "Il Rifugio degli Scrittori".

E quando l'ho finita, ci siamo lasciati.


6 - LE TENDE CHIUSE

È un'altra delle mie manie: il sole pieno, quando lavoro a un romanzo, mi infastidisce. Il punto fondamentale è che devo dimenticarmi dell'esistenza di un mondo, là fuori, che va avanti, per riuscire ad entrare nel mio. Nascondermi dietro le quinte mi aiuta a uscire dai panni dello spettatore ed entrare in quelli del regista.


7 - ZERO IMPEGNI

Se una filastrocca, un racconto, una poesia, posso scriverli in qualsiasi ritaglio di tempo (al bar, al ristorante, in fila dal medico...) questo non vale per le parti che compongono un romanzo.

Certo, so che arriverà un momento in cui dovrò smettere, ma quel momento deve essere abbastanza lontano da consentirmi di non guardare l'orologio. Quando lavoravo in azienda e scrivevo Adele e Spank sola andata non facevo in tempo ad entrare in casa che già ero davanti al Mac. Più di una volta mi sono trovata ancora vestita da ufficio senza rendermi conto che erano già le cinque del mattino. L'impegno era tornare in azienda entro tre ore, ma almeno mi ero goduta l'intervallo.


8 - VADE RETRO

Non tu, Satana, ma tu, sì, proprio TU, che ti fai venire la brillante pensata di piombare a casa mia senza avvertirmi. O magari, in qualche strettissimo e dimenticato cunicolo del tuo cervello in cui risiede quel briciolo di educazione che ti è rimasto dall'imprinting, hai anche attinto l'idea che forse era meglio chiamarmi prima. E, trovando il cellulare spento, che hai fatto?

Sei venuto lo stesso.

«Ciao! Passavo di qui e ho pensato di farti un saluto... disturbo?»

No, ma tu sei davvero un grande.

Quando non pensi però.

Perché una persona si barrica in casa, chiude le tende, sotterra il telefono, manda a fare in culo il fidanzato pittore, ammazza i tipi con i tagliaerba e i gatti che rompono le palle, si libera da ogni impegno per il prossimo mese e mezzo, dorme due ore, non mangia, e tutto questo lo fa per cosa?

Per trovarsi il tuo sorriso del cazzo al cancello e rispondere «Stavo scrivendo, ma entra pure...»


9 - I FOGLI E LA PENNA (ANZI, LE PENNE)

Non credo affatto di essere come si suol dire "vecchio stampo" per il fatto di utilizzare costantemente carta e penna, di averne una necessità assoluta accanto al mio Mac.

Sono strumenti di lavoro fondamentali per prendere appunti, annotare, ricordare: e in più, mi piace da morire il modo in cui arredano le pareti di casa mia. :)

Con le penne ho un rapporto di "Amore bastardo", come lo chiamo io: uno di quegli amori che devi rincorrere per tutta la vita. Più ne ho, più ne perdo, più le inseguo, più le ritrovo, più ne rubo, più me ne rubano, e così a seguire.

Un po' come con gli ombrelli o gli accendini ma molto, molto peggio.


10 - IL DIZIONARIO DEI SINONIMI E CONTRARI

Questo per me è uno strumento che definirei indispensabile. Se è vero che ogni parola ha la sua unicità - e da qui la ricerca quasi ossessiva di molti autori a trovare la parola, cioè quella che tra tutti i sinonimi e i vocaboli che potrebbero essere utilizzati al suo posto si presenta come perfetta -, è anche vero che quando si scrivono testi molto corposi come, appunto, un romanzo, non è infrequente incorrere in fastidiose ripetizioni che possono essere facilmente evitate con l'aiuto di un dizionario. Fermo restando che, anche qualora non trovassimo quello che cerchiamo, avremo sempre imparato qualcosa di nuovo.


11 - IL ROTOLONE

E per finire, direttamente in posa sul tavolo di quella che amo chiamare "La mia casetta libro", ecco a voi il mio ROTOLONE!!!

Chi mi conosce sa che quando ho iniziato a scrivere Adele e Spank sola andata l'ho fatto senza uno straccio di scaletta. Un errore che mi è costato molto caro, perché dopo quasi un anno di scrittura matta e disperatissima ho dovuto interrompermi e non dico buttare tutto, ma ricominciare da capo: vi assicuro che non c'è molta differenza.

Solo attraverso un folle lavoro di pianificazione durato circa quattro mesi ho potuto sedermi di nuovo davanti al Mac, ma stavolta sapevo bene dove volevo arrivare e come ci sarei arrivata. Avevo costruito un intreccio potentissimo dove niente, nemmeno un granello di sabbia della spiaggia di Torre Mozza, era lasciato al caso: e questo è stato ed è il punto forte del mio romanzo.

Da allora ho capito che se vuoi raccontare un mondo (di qualsiasi mondo si tratti), devi conoscerlo bene. Devi sapere tutto dei tuoi personaggi, tutto il loro passato e il loro presente, anche ciò che non dirai: perché questo ti aiuterà comunque a capire come si muovono, come reagiscono, cosa pensano e perché. Devi avere dimestichezza con l'ambiente in cui si svolge la storia, padroneggiare la lingua, essere ben centrato sul contesto storico.

Così, oltre che alla scaletta, dedico estrema cura anche al mio ROTOLONE, dove annoto tutte queste informazioni.


E quando lo srotolo bello lungo sul pavimento, ci cammino scalza sopra con le mani nei capelli e mi viene da ridere e da piangere insieme, vuol dire che sono pronta a scrivere sul serio.


E tu che fissazioni hai quando inizi a scrivere... sul serio? :)


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