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L'ANELLO DI NONNA

Aggiornamento: 24 mar 2022


L'anello di Nonna.


È da quando se n'è andata che lo cerchiamo, perché nonna era malata e metteva al sicuro le cose a cui teneva, talmente al sicuro che dopo pure lei non le trovava.


Tanto tempo fa, quando ancora stava bene, nei lunghi pomeriggi d'estate in cui l'aiutavo a sgranare i fagioli o la seguivo nei campi a brontolare mio nonno perché era ora di cena e non si era ancora lavato, le chiedevo:

«Nonna, se un giorno non ci sarai più potrò prendere il tuo anello?"

«Hai voglia te, che me ne faccio dell'anello da morta.»


Io quella parola lì, morta, non la pronunciavo mica mai.

La morte era un concetto astratto.

Lontano.

Sbiadito.


Eppure qualcosa mi portava a insistere:

«Nonna, me lo prometti? Me lo giuri?»


Nonna non era tipa da tante smancerie.


Era una di quelle donne che ti amano all'infinito ma non te lo dicono: te lo dimostrano rimboccandoti le lenzuola di peloncino nel letto, incamminandosi verso la bottega solo per comprarti il prosciutto che chiedi nel panino per merenda, bloccando la strada a tua mamma quando è troppo incazzata e ti rincorre con una ciabatta in mano.


«Sì sì, te lo giuro...»


Cara Nonna, stasera quando mamma si è presentata a casa mia con il tuo anello e io me lo sono messo al dito mi tremavano le mani.


Mi manchi.


Mi manchi e non me lo toglierò mai.


Mi manchi ma...


Mi manchi ma sono contenta di non vederti più piccola e indifesa in un letto, e di saperti finalmente con Nonno, lassù tra i campi, a brontolarlo perché si è fatto tardi e poi aspettare che si lavi bene mani e piedi con la varichina prima di sfornare le lasagne più buone del mondo.


I Nonni sono un bene insostituibile.

Tu eri scontrosa ma insostituibile.

E questo anello è insostituibile.


Salutami Nonno e Ele.


Ci vediamo tra patate pomodori uliveti e nuvole, quando arriverà il mio tempo di fare tardi per cena.



A Nonna Ilva.
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