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CARA AMICA TI SCRIVO (Una lettera dopo 25 anni)

Aggiornamento: 17 feb 2022



Cara Manu,

inizio questa lettera con una tristissima notizia di cui tu sicuramente sarai già a conoscenza e che io temevo ma, in cuor mio, mi rifiutavo di accettare: non si vende più la carta da lettere. Le edicole, le cartolerie, i giornalai, sembrano non sapere più nemmeno cosa cazzo sia, la carta da lettere.


Hai presente quei bei pacchettini che c'erano una volta, davanti ai quali ci fermavamo per cinque minuti, indecise se prendere quello con la cornice colorata ai lati oppure quello bianco ma col disegno in fondo? E ogni foglio era prezioso, perché un pacchetto ne conteneva dieci, quindici al massimo, e quindi non potevi sprecarlo, ma una volta che cominciavi a scriverci dovevi finirlo e recapitarlo?


Ecco Manu, tutto questo non esiste più.


E se tu ti azzardi anche solo ad accennare al fatto che una volta esisteva, e che magari esiste ancora, quello di là dal bancone fa un passo indietro, e ti guarda come se tu fossi un alieno portatore della variante Covid x beta ypsilon gamma con supercapsula integrata, che nei prossimi due secondi terminerà il lavoro che la pandemia ha fatto negli ultimi due anni.


Alla terza edicola una signorina gentile ha acceso in me il fiammifero della speranza: mi ha parlato di un negozio in cui forse (ma forse forse forse proprio forse) avrei potuto trovare questo curioso strampalato oggetto vintage chiamato carta da lettere.

Lì per lì mi sono esaltata.

Ma poi ho scoperto che il nome del negozio, della Via e di tutto il quartiere erano più complicati del Teorema di Weierstrass; così, presa un po' dallo sfinimento e un po' dalla voglia di scriverti, mi sono rassegnata al fatto che forse un giorno riuscirò a risolvere quel teorema, ma che nel frattempo dovrò accontentarmi di riconoscere un triangolo equilatero.


E quindi, ho comprato dei fogli colorati tra quelli che la signorina gentile mi ha mostrato, e li ho presi del colore che avrei scelto a quattordici anni.


E quindi, in barba a quelle strafotuttissime e-mail: non avrò la carta da lettere che avrei voluto, ma ho un foglio fucsia, un tratto pen nuovo di zecca, e un cuore.

E quindi, ti scrivo.


Non so esattamente da dove cominciare, e non so dove finirò. Non so nemmeno se scriverò tre righe o tre pagine.

So che ogni volta che penso a te mi riaffiora alla mente un ricordo, chissà perché proprio quello tra tanti: una nostra giornata a Castiglioncello.


Credo fosse Pasquetta. Io e te da sole, in treno, come sempre. E non saprei dirti cosa abbiamo fatto là, come abbiamo passato la giornata; mi sforzo ma non riesco a ricordare praticamente niente di quel pomeriggio. Quello che invece non dimentico, è il viaggio di ritorno.

Ero stanchissima, così mi raggomitolai sui sedili e appoggiai la testa sulle tue ginocchia. Avevi dei jeans chiari, un anellino d'argento all'anulare destro, e mi accarezzasti i capelli per tutta la durata del viaggio. E nel mentre, mi dicevi che ero la tua sorellina, che mi avresti protetta per sempre, e che non ci saremmo lasciate mai e poi mai.


Ci sono dolcezze che non si possono replicare.

Voglio dire, è come quando mangi per la prima volta lo zucchero filato: tutte le volte successive non saranno mai la stessa cosa.

Certo, ti piacerà lo stesso, ma la sorpresa di quel batuffolo di cotone che ti si scioglie tra lingua e palato, e poi scompare magicamente come una nuvola spazzata via dal vento, non la provi mai due volte.


Cara Manu, sei stata il mio primo zucchero filato.

Sei stata la prima volta di tante cose, per me.

La prima volta che qualcuno mi accarezzava i capelli.

La prima volta che qualcuno, nonostante avessi e abbia ancora un fratello, mi chiamava sorellina.

La prima volta che ho difeso veramente qualcuno: perché quando a una festicciola dell'ultimo dell'anno ti appartasti in una camera con un tipo e un coglione ti chiamò troietta io gli rovesciai la birra in faccia, e morivo di rabbia.

La prima volta che mi sono sentita accolta, capita, amata per quello che avevo dentro, e non per quella mia rotondità, per quel mio essere bruttina che gli altri trovavano fuori.

La prima volta che mi sono sentita protetta.

La prima volta che mi sono sentita al sicuro.


Eri così bella Manu, e io accanto a te non ero che un'ombra.

Eppure, non mi sono mai sentita tale.

Non lo so come facevi, ancora oggi non me lo spiego: ma tu riuscivi a farmi brillare.



Adesso sei una donna. Hai due figlie meravigliose. Giulia ha quasi l'età che avevamo noi quando c'incontravamo di nascosto alla stazione di Nozzano e io tuttora, anche adesso mentre ti scrivo, non me ne capacito.


È sicuramente colpa mia, un riflesso incondizionato dovuto al fatto che al contrario di te io non ho figli, non ho famiglia, non ho nemmeno uno straccio di fidanzato.


Se dovessero assegnarmi un numero, mi darebbero lo 0.


È sempre da lì che riparto, ed è sempre lì che mi ritrovo.


Ogni casa che ho provato a costruire fino ad ora, è crollata prima di arrivare al tetto.


Mi sono quasi rassegnata all'idea della solitudine.

E ti dirò che non la vivo nemmeno come una situazione triste.

La vivo come una situazione, e basta.


Certe notti mi manca un abbraccio.

Mi manca una mano che mi accarezzi i capelli come mille anni fa.

Mi manca una spalla su cui poggiare la testa e una voce che mi dica ci sono io, andrà tutto bene.


Ma sono anche una grande fatalista, e penso che se non ho tutto questo è perché non è questo il momento di averlo.

Domani è un altro giorno.

E si vedrà.


La mia vita sono la scrittura e il mio cane Gerry, quattordici anni e mezzo suonati.

Gerry mi ha indicato la strada per la felicità, e con la scrittura ho iniziato a percorrerla.

Tanti anni di NO sono stati spolverati via da pochi istanti di , e ho cominciato a pubblicare.

Scrivo incessantemente.


Vedere le mie parole sulla carta, annusarne l'odore, è un'emozione che non riesco a descrivere. Probabilmente rientra tra le parole che devo ancora inventare.


Sono felice 😊


Sono anche follemente innamorata di L.. L.V., se vogliamo essere precisi. Fisarmonicista, cantante, bergamasco, e bello il giusto: quel bello ma non troppo che piace a me.


Vive in Irlanda da dieci anni, e io è lì che l'ho visto la prima volta nel 2015.

AMORE A PRIMA VISTA.

Lato mio, naturalmente.

Lato suo, non sono nemmeno sicura che mi abbia vista, quell'anno 😒.

Nel 2017 sono andata a vivere sei mesi nell'Isola di smeraldo. Così. Solo per il gusto di calpestare gli stessi sanpietrini che calpestava lui.

Sarò un genio?


Mai niente tra di noi.

Un bacio... no, che dico!

Magari... una carezzina, data per sbaglio perché qualcuno è andato a sbattergli addosso e gli ha fatto volare via la mano.

Nemmeno un piedino involontario sotto il tavolo perché ha scambiato la mia scarpa per il gambo della sedia.


Gesù. 😭


Poi, il 20 dicembre, è tornato in Italia per passare il Natale con la sua famiglia, ed è stato due giorni e due notti ospite da me.


Ma di questo... ti parlerò nella prossima puntata.

Adesso faccio la conta dei fogli e temo di aver scritto più di quanto avevi voglia e intenzione di leggere. Sono le tre di notte e forse non dovevo scriverti di notte, perché quando scrivo di notte non mi controllo.


Mi sta prendendo la paranoia di aver seriamente esagerato.

Ma un foglio di carta da lettere (anche se non è carta da lettere) è prezioso, e non puoi sprecarlo. Una volta che cominci a scriverci, devi finirlo e recapitarlo.

Rispondimi, ma solo se ti va.

Non sentirti mai, mai obbligata con me.

E se mi rispondi, non ti chiedo cosa dirmi, cosa raccontarmi.

Fai come ho fatto io: buttati sul foglio, e lascia fare al cuore.


Grazie per avermi dato la possibilità di scriverti questa lettera.


Ti voglio bene,

la Tua Sorellina.



E tu da quanti anni non scrivi una lettera?




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