
Filastrocca del papà
eri piccola e si sa
le persone erano tante,
ma per te lui era un gigante.

Ti ricordi certamente
la paura farsi niente
quando in mezzo ad un gran pianto
ti trovavi papà accanto.
Finché un giorno andando a scuola
non gli hai detto «Entro da sola!»,
ed è stato in quel momento
che è iniziato il cambiamento.

Signorina, adolescente,
la parola irriverente,
era un fuoco sotto pelle
il tuo animo ribelle.
Filastrocca del papà,
quante volte ha detto «Mah!»,
quante volte ha testeggiato
sul tuo mondo rovesciato.
Tu che usavi la tua testa,
non tornavi da una festa,
combinavi un gran casino
e papà era lì vicino.
Tu che urlavi indipendenza,
lui perdeva la pazienza,
quasi tutto gli hai gridato
ma ti ha sempre perdonato.
Poi sei diventata grande,
e con te anche le domande,
e da adulta i tuoi pensieri
son tornati a quel tuo ieri.

Hai provato nostalgia
e incrociando la sua via
in una bella giornata
l'hai portato in passeggiata.
Tu radiosa, tutta in bianco,
con papà stretto al tuo fianco,
confidavi nel bel sole
per scambiare due parole.
Ma ben presto ti sei accorta
che la gamba sua era storta,
e guardando sempre in basso
papà non teneva il passo.
Solo allora hai rallentato,
di un ginocchio ti ha parlato,
ma poi ha aggiunto «Fà lo stesso,
dimmi cosa ti è successo».
Quando hai detto «È tutto a posto»
ti ha guardato e poi ha risposto
che provava meraviglia
per quel tempo con sua figlia.

Poi a casa nello specchio
hai guardato e hai visto un vecchio,
e ti sei sentita morta
perché non te n'eri accorta.
Da quel giorno ci son state
molte altre passeggiate,
spesso fingi di esser stanca
e mandi avanti lui che arranca.
Ma sotto quel cielo terso
spesso pensi a ciò che hai perso
di quegli anni, cuore ingrato,
in cui l'hai dimenticato.
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Ora il mio papà è un po' stanco
ma marmoreo è qui al mio fianco,
non c'è stata una giornata
in cui lui non mi abbia amata.
Vorrei viver quei momenti
dei suoi muscoli potenti,
voce fresca, niente tosse,
occhio vispo e svelte mosse.
Ma sarebbe una sciocchezza
lo sperar che l'amarezza
che io vivo a quarant'anni
possa rimediare ai danni.
Così scrivo a tutti i pazzi
che al mio pari, da ragazzi,
non capiscono il valore
di un papà che ti dà il cuore.

Voglio scrivere soltanto,
combattendo il mio rimpianto,
che non c'è felicità
quanto quella di un papà.
Un papà che avanti tutto
pure vecchio, pur distrutto,
non esiterà un secondo
a proteggervi dal mondo.
Un papà che se credete
fa discorsi un po' da prete,
ma vi ama a dismisura
anche foste una sventura.
Se non siete più piccini
ritornate un po' bambini
e pensate a quella riva
dove il buio scompariva.
Non è facile lo ammetto
dare un bacio ad un vecchietto
e dire «Sono stato un fesso!»:
ma con papà tutto è permesso.

Al mio papà "Super Pino" e a tutti i papà del mondo
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